Dai sindacati la richiesta di maggiori tutele per gli operatori delle strutture residenziali per anziani

I casi positivi al coronavirus fra ospiti e dipendenti riscontrati alla Casa Sant’Antonio Abate di Alano di Piave, confermati anche dalla stessa struttura, sono stati la miccia che ha mobilitato anche l’attenzione delle parti sindacali che richiedono, coralmente, maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro. E’ lo spi Cgil di Belluno, il sindacato dei pensionati. A ricordare in primis i numeri inerenti a questa specifica realtà: in provincia sono attive 32 case di riposo equamente distribuite fra i distretti di Belluno e Feltre. 678 sono I posti letto per la persone autosufficienti, mentre 1826 sono quelli dedicati ai non autosufficienti di cui  20 per l’alta protezione Alzheimer e 10 per gli Stati Vegetativi Permanenti .«Auspichiamo – ha affermato Maria Rita Gentilin, segretaria dello Spi Cgil di Belluno, che sia  aumentata la vigilanza e siano messe in atto tutte le misure di prevenzione per evitare che i contagi si diffondano» E che, continua ancora la Gentilin,  la disponibilità di Dispositivi di protezione individuale nelle case di riposo  sia assicurata,  indipendentemente dalla presenza di ospiti positivi,  che si effettuino le indagini cliniche e strumentali  a tutti gli ospiti e non ultimo  ai lavoratori. Proprio su questo tema domenica le segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil hanno richiesto al governo, con una lettera congiunta, interventi urgenti per il personale sanitario e socio sanitario, rivendicando modifiche al decreto legge 14 e il rifornimento dei dpi. Anche le segreterie territoriali si sono mosse in tal senso.

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